Mi ricordo perfettamente di avere quest'età, ed andare per la prima volta a fare la spesa da sola per mamma. Non era proprio "fare la spesa". Era piuttosto andare dal fruttivendolo a comprare le verdure, dal panettiere il pane, dal macellaio la carne e le uova. Uscivo di casa con i soldini stretti stretti in mano e dovevo portare il resto. Li tenevo tanto stretti che quando arrivavo di fronte a loro per pagare e li mollavo in cima al bancone aprendo le mani, ne uscivano come cartocci sudati e stropicciati. Il bancone del Fruttivendolo era di legno, quello del Panettiere era di marmo bianco e quello del Macellaio non si vedeva. Il grembiule del Fruttivendolo era blu scuro e abbastanza pulito. I suoi polpastrelli invece, erano sporchi di verde e sotto le unghie c'era infilata la terra. Il grembiule del Panettiere non lo ricordo perchè l'attenzione finiva sul suo cappello di cotone bianco senza frontino. Il grembiule del Macellaio era pieno di strisce di sangue secco, all'altezza dell'ombelico e di ditate e manate sui fianchi. Il Fruttivendolo era alto e magro ed assomigliava ad un ciclista che aveva appena vinto la maglia rosa al giro d'Italia. Il Panettiere era vecchio e basso e non sorrideva mai. Il Macellaio aveva il triplo mento sempre perfettamente rasato e mi ricordava quello del nonno. Non avevano nome, Il Fruttivendolo, Il Panettiere e Il Macellaio. L'unico che aveva nome era Mauro, il rosticcere che aprí vicino casa negli anni '80 il cui unico sogno era cercare di superare e battere il livello del King Grill, la gioielleria delle rosticcerie trevisane. Nonostante per comoditá ora inizierò a parlare di questi santuari chiamandoli "negozi", non lo erano affatto. I negozi erano posti dove si compravano i vestiti. Stop. Poi nacquero i supermercati e negli anni '90 gli ipermercati, che erano altre cose. E fu cosí che i bambini non vennero piú spediti dalle mamme a fare la spesa. Si trasformarono in piccoli consumatori frustrati e loro in controllori isteriche pronte a dire "No". L'unico divertimento era mettere la moneta nel carrello per farlo correre lungo gli scaffali. Con i supermercati e gli Ipermercati, sparirono il senso d'avventura e di responsabilitá che si provava nell'andare per la prima volta da soli a fare la spesa. La mancetta, che era il resto della spesa, si trasformó nella paghetta del fine settimana e non si conobbe mai il brivido di saper tenere in equilibrio la bicicletta con le borse della spesa attaccate al manubrio. Ma questa è un'altra storia. Quello che importa invece sapere qui è che la macelleria odorava di carne macinata e sangue mentre il panificio di farina e di queste. Anche se si provava a non masticarle mai, si arrivava ad un punto in cui erano i denti - non giá piú la tua volontà - a non resistere alla tentazione di serrarsi su quel quadratino bianco per liberarne tutto il sapore-latte che poteva sprigionare. Il negozio del Macellaio e quello del Panettiere non erano niente in confronto a quello del Fruttivendolo. Il Fruttivendolo era in assoluto il massimo esempio di come si potevano rompere tutte le regole in un colpo solo. Era un vero covo di perdizione. Innanzi tutto sapeva d'albicocca. Sapeva d'albicocca sugosa anche quando era il tempo delle fragole. In secondo luogo nessun altro negozio iniziava da fuori e con un albero. Tutte le cassette di legno erano sistemate e la frutta esposta all'ombra della magnolia gigante che faceva da ombrello e puliva l'aria asfaltata della strada, fuori dal negozio. In terzo luogo, mentre negli altri negozi entrare era cosa semplice, la porta d'entrata del Fruttivendolo era mezza sgangherata. Bisognava avere almeno sei anni per avere la forza di aprirla da soli. Alcuni ce la facevano anche a cinque, ma erano davvero pochi e di solito erano maschi. L'unica femmina che ci riuscí prima dei sei, fu la Monica, tutti lo sappiamo. In quarto luogo per pesare gli ortaggi, il Fruttivendolo usava una bilancia diversa da quella del Panettiere e del Macellaio. Una era come questa e a volte, quando veniva a lavorare anche La Moglie, usavano questa. Il funzionamento d'entrambe era un vero mistero per tutti noi. Il Fruttivendolo e sua Moglie abitavano sopra il negozio e questa era un'altra nota sorprendente perchè ogni tanto erano visibilmente aperti ma realmente chiusi dato che non c'era proprio nessuno a servirti. Bisognava tornare all'entrata e suonare il campanello per farli scendere da una scaletta di marmo esterna mentre s'infilavano di corsa il grembiule. Si aveva l'impressione di averli disturbati, poverini. Ogni tanto mele o ciliegie erano ammaccate. "Ha grandinato", diceva allora il Fruttivendolo che era in grado di fare un servizio meteo in diretta senza sbagliare un colpo. E poi la cosa piú sorprendente. La prima regola assoluta del "Si guarda ma non si tocca" veniva distrutta dal Fruttivendolo non solo dalla possibilitá di mettere in pratica questi due verbi senza chiedere permesso a nessuno, ma anche dall'imperativo assoluto di aggiungerne i due piú proibitivi: "Annusare" ed "Assaggiare". Si guardava, si toccava e si annusava e s'imparava dalle vecchine senza pudore a cacciarsi in bocca ciliegie, fragole ed albicocche sputando sonoramente l'osso ("Non si dice osso, si dice nocciolo!") dentro ad un secchio di ferro. Il Fruttivendolo era un esperto di massimi sistemi in quanto a verdura e frutte e, se da un lato dava consigli sui migliori prodotti che aveva sul banco perché li aveva appena tirati su lui dal campo, dall'altro faceva sconti per le cose che si sarebbero dovute gettare da lí a qualche giorno. Era naturale. Non era un favore fatto a nessuno. E oggi? Che succede? A Barcellona impressiona la quantitá di fruttivendoli che si trova sparsa per la cittá. Se hai fame, di notte, è piú facile trovare un fruttivendolo che ti venda una mela piuttosto che uno zozzone che ti venda un completo (dicesi Zozzone, camioncino che vende panini e dicesi Completo panino riempito di salsiccia cipolla pomodoro formaggio verza rossa e patate fritte). Sono stati i pakistani ad iniziare con questa nuova moda riempiendo un buco del mercato. Solo loro si prestano a lavorare tante ore, per il momento. Non sanno quasi nulla della frutta e della verdura che vendono semplicemente per il fatto che ai turisti americani o nordeuropei non importa quasi niente di quello che mangiano. Loro, i compratori, sono affascinati dal semplice gesto di poter entrare in questi luoghi di perdizione colorata e apparentemente vera, che nelle loro cittá è inesistente. I catalani hanno capito da qualche mese che la crisi ha creato un nuovo buco nel mercato ci si sono subito tuffati di testa. Stanno lasciando l'egemonia dei fast-food per frutta e verdura ai pakistani e ai turisti, per tentare di ricreare il fruttivendolo vecchio stile vicino al cuore di chi ama la frutta e la verdura di stagione possibilmente biologica. Roba per palati sopraffini. Alcuni di loro hanno addirittura messo degli alberi fuori dalla saracinesca. Quasi tutti hanno riempito i locali di ceste di vimini, di cassette di legno recuperate (o ricostruite), di uova appena uscite dal culo delle galline delicatamente adagiate su paglia. Andandoli a visitare uno per uno, ci si accorge di come giá si assomiglino uno all'altro e di come stiano creando una nuova moda dove il concetto ruota attorno all'idea di farti tornare indietro nel tempo e di illuderti che quelle ceste di vimini sono le stesse - ma proprio esattamente le stesse - che i contadini si caricano sulle spalle la mattina per metterci il raccolto dei loro campi. Nessuno di loro è ancora in grado di dirti il tempo che c'è stato in campagna. Nessuno di loro è in grado fare una previsione meteo in diretta per le prossime ventiquattro ore. Quasi nessuno di loro sa dirti da dove vengano le cose che vendono. Nessuno di loro sa consigliarti o insegnarti a scegliere cosa comprare. Nessuno di questi negozi profuma di frutta e magnolia. Tutti hanno le mani pulite.
1 Comment
Marina
5/3/2013 01:14:07 am
Un tuffo nel passato, una passeggiata nel presente, una pennellata di nostalgia, un profumo di cose buone, ben scritto, brava!
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