Ormai uso solo lei per spostarmi. Andiamo veloci lei ed io, soprattutto in primavera, quando ancora non fa troppo caldo e non si suda. Quando corriamo insieme i pensieri si srotolano alla nostra stessa velocità. Se vado piano, vanno piano (quando devo capire che decisione prendere), se vado veloce, corrono veloci (quando la decisione è giá stata presa ed è l'ora di agire), se vado giusta è che non c'è niente da pensare, c'è solo da guardarsi intorno (la mia andatura emotiva preferita). E' da giorni che andiamo piano, io e lei, perché vorrei cercare di rispondere a questa domanda che mi arriva ormai troppo spesso, lanciata dallo Stivale.
Ma lí a Barcellona, come va? Cosí, son tante le cose che vorrei raccontare, ch'è venuto il momento di fare "il punto". Il tasso di disoccupazione in Spagna, in febbraio toccava 26,30% per gli uomini e le donne al di sopra dei 25 anni. Per quelli al di sotto, toccava il 55,70%. Cinquantacinque virgola settanta per cento. In moltissimi casi le persone sono indebitate, senza lavoro e senza casa. La legge spagnola sugli sfratti è totalmente a favore del sistema bancario e da tempo i cittadini - ispirati e guidati tra gli altri da una strepitosa piratessa, Ada Colau - stanno cercando combatterla per cambiare le cose. In quattro anni, sono state piú di 400mila le case che le banche, con troppa facilitá, si sono riprese dopo aver concesso un mutuo ipotecario. Sulla legge spagnola si è finalmente espressa la Corte Europea, dichiarandola contraria al diritto dell'Unione, ma nonostante questo il partito attualmente al potere (il PP) nella persona del presidente conservatore di Mariano Rajoy, non ha ancora preso una posizione a favore dei cittadini. La politica continua insomma, anche in questo caso, a proteggere il sistema bancario contro l'interesse dei cittadini minando alla base il concetto fondante di "Res-Publica". E' dall'inverno passato che mentre da un lato i TG aprono con notizie sulla corruzione (il caso piú eclatante coinvolge il marito della figlia del Re che per anni avrebbe approfittato di fondi pubblici), dall'altro i suicidi aumentano in via esponenziale. E fin qui sembrerebbe che le differenze tra lo Stivale e la Penisola Iberica siano minime. Verrebbe solo voglia di prendere questo e scappare. A tutta velocità. E in alcuni casi, soprattutto tra i giovani, c'è la tendenza ad emigrare verso la Germania o l'Inghilterra con la speranza di trovare un sistema migliore. Ma purtroppo la realtá è che il Sistema è uguale per tutti e così, quelli che rimangono in cittá avendo fatto propria questa consapevolezza, invece di scappare presi dal senso di rabbia, frustrazione, impotenza e ansia, fanno il movimento inverso: cambiano velocitá, rallentano e infine si fermano. Dicono STOP. In questo siamo diversi, Italiani e Spagnoli e le radici affondano in un paradosso: l'errata convinzione di essere quasi parenti. E' una diversitá politica e, di conseguenza, culturale quella che ci differenzia. Mentre noi in buona sostanza avevamo appena iniziato ad entrare nella dittatura berlusconiana che ci avrebbe ricoglionito per i prossimi vent'anni, loro erano praticamente appena usciti dalla dittatura franchista. Anche se si chiudono gli occhi e non si guarda il confine che questa differenza traccia tra noi e loro, le conseguenze invece, sono reali, tangibili. Barcellona è un organismo vivo che sta cambiando la pelle. Reagisce agli stimoli in una forma che a me continua a sorprendere. Vedo per ora difficile allontanarmi da qui e fuggire di nuovo. Son troppo curiosa di vedere che succederá "domani" ("domani", il futuro, un tempo verbale saccheggiato). La cittá sembra essere dotata di un sistema immunitario che si mette in atto pressoché automaticamente se qualche cellula maligna s'impossessa dei suoi punti nevralgici. Se la cosi-detta Crisi Economica, in accordo con l'attuale potere politico, ha deciso di diffondersi ed uccidere in città il diritto alla Salute, all'Educazione e ad avere una casa nonostante tutto, ecco allora che le cellule dell'organismo-cittá, si organizzano per far nascere sistemi linfatici alternativi. Ma bisogna rimanere in cittá, rallentare e saper dire BASTA. STOP. Solo nel mio quartiere, il Poble Sec, a 7 minuti a piedi dalla Rambla, nel giro di quattro anni e in alcuni casi in seguito all'impulso dell'Assemblea del Poble Sec sorta dopo l'occupazione di Plaza Catalunya da parte del movimento 15M, sono nati: La Base, una sorta di cooperativa generica che si sta sviluppando proprio in questi giorni e che punta sulla possibilitá di affittare uno spazio e ristrutturarlo di modo che possa ospitare diversi tipi di attività, dalla mensa popolare, a uno spazio per i bimbi, a una cooperativa di consumo equo e solidale, a una biblioteca e videoteca aperta a tutti; La Seca e La Aixada: la prima è una sorta di GAS (che verrá assorbita da La Base), la seconda è una cooperativa di consumo equo e solidale e un negozio di prodotti ecologici; El Monstre de Paper, uno spazio di "gioco" aperto da due anni circa, dedicato all'infanzia, ai papá, alle mamme, ai figli e alle figlie che lavorano insieme ad una educatrice e ad un aiutante per prendersi cura dei "piccoli" durante l'orario di lavoro dei grandi; L'Asociación Mare (madre), uno spazio dedicato alle donne-mamme e future mamme; un punto d'incontro per avere informazioni e supporto "liberi da giudizi e pregiudizi"; L'Asociacón Babalia, un progetto cooperativo aperto alle famiglie per permettere di conciliare vita personale e lavoro, stando vicino ai piccoli durante l'orario di lavoro o dedicato ad altri compiti giornalieri, con l'aiuto di un'educatrice che propone attività, affiancata da mamme e papá (ci si organizza per turni); La Lleteria è uno spazio che offre attivitá per i bimbi e le mamme ma anche terapie e attivitá alternative; l'orto aperto a tutti gli interessati ad avere un angolo verde da coltivare, dentro la città. Ma in cittá, spuntano anche movimenti alternativi all'attuale sistema bancario, progetti attivi basati sul concetto di permacultura, e progetti di intercambio di conoscenze. Tra questi, il piú "esportabile" ed interessante è forse quello di Aurea Social, che si appoggia alla Cooperativa Integrale Catalana. La storia di questo edificio di 1400 metri quadrati, che sorge di fianco alla Sagrada Familia, con un orto urbano installato sul tetto, è lunga - ma se c'è gente curiosa, in separata sede, si puo' facilmente raccontare -. L'idea, invece, è proprio semplice. Chiunque abbia voglia di mettere a disposizione le proprie competenze professionali, socialmente utili, puó presentare il progetto all'assemblea di Aurea Social, ogni Martedí tra le 12 e le 14. Dopo l'approvazione del progetto, la persona interessata ad offrire la propria attività, compilerá un modulo di partecipazione online spiegando nel dettaglio che tipo di attivitá offrirá ad Aurea Social, quante persone possono parteciparvi e soprattutto che tipo di "cose" vuole in cambio per questa attivitá gratuita. Vale a dire: se io mi offro come insegnante d'italiano due volte alla settimana, nel modulo di presentazione del mio corso, dovró anche dire che cosa voglio in cambio: una sorpresa? un corso di francese? latte? pane? caffè? biscotti? una bicicletta? Se sono la persona che si iscrive, invece, nel modulo d'iscrizione online dovrò impegnarmi a portare almeno una delle cose di cui l'insegnante ha bisogno. Il sistema online che viene utilizzato per gestire tutte le attivitá di Aurea Social si chiama Trade School e spulciando, oltre a quella di Barcellona, è fantastico sapere che c'è l'idea di aprirne una sede a Milano. Basta solo trovare lo spazio. (Ci sará una qualche buon'anima illuminata che metta a disposizione la propria fabbrica sfitta e chiusa per poter aprire le porte ad una alternativa concreta all'attuale Sistema?). A me fa bene smettere di guardare quei vecchi bavosi incravattati, prendersi gioco della mia vita e mi ritengo fortunata di poter aprire la porta di casa, prendere la bici e decidere di andare ad un'andatura diversa da quella della fuga. Da lí, da loro, non verrá proprio piú un bel niente. Il tempo che si spenderebbe a farsi venire l'ulcera leggendo i giornali e guardando la tv, perchè non investirlo quotidianamente in altro? Proviamoci.
6 Comments
ilaria
4/22/2013 05:28:52 am
che bella visione di questa Barcellona, che ci ha dolcemente intrappolato un pò per scelta un pò per forza e che ci lascia ancora la libertà di pensare e di vivere! Brava Saretta!
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Me
4/22/2013 06:17:37 am
Grazie bella, ci vediamo prestissimo
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Marina
4/22/2013 09:32:30 pm
Un articolo bellissimo, ma soprattutto molto molto interessante da proporre a "L'internazionale" settimanale politico culturale.
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Me
4/22/2013 09:45:20 pm
Maaaaaami, sei tu, vero? :)
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Marina
4/22/2013 09:51:34 pm
Certo!! già fatto!! :-))
Me
4/23/2013 07:46:38 pm
(Che peccato non sapere chi siate, quei...31! In ogni caso, chiunque voi siate: grazie)
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