Il fiume era straripato. Alcuni animali erano riusciti ad arrampicarsi sui tetti delle case per guardare increduli quel mare d'acqua inondare la pianura. Io avevo 18 anni e 364 giorni. Tu te ne stavi lí da un tempo cosí lungo che per misurarlo tutto bisognava riuscire a trovare l'inizio dell'edera aggrappata dietro le tue quinte. Quando sono arrivata davanti alla tua porta in legno massiccio, avevo pensato di essermi sbagliata perchè profumavi di pane appena sfornato e tu dovevi essere una scuola, non una panetteria. Avevi dei gradini in marmo larghi. Non esattamente alti e non esattamente bassi. Davi un mezzo giro morbido alla scala, ad un certo punto, e quello era il tuo modo di iniziare a dire che saresti stata una promessa d'eleganza. Entrando, c'era un cerchio di numeri neri, appesi ad un muro completamente bianco. Al centro dipinte, due sedie vuote, arancioni e a forma di "acca", disposte l'una di fronte all'altra. Non stava segnando ancora il tempo di nessuno quell'orologio e se ne stava dentro ad uno spazio del tutto intonso. E mentre io a quell'epoca avevo una cicatrice piccola e storta come una saetta dentro al cuore, tu invece ne avevi una lunga e dritta come un oracolo. Non raccontate mai niente a nessuno. Se lo fate finisce che sentirete la mancanza di tutti. Impossibile sfuggire agli oracoli. Tu lo sapevi. Impossibile resistere alla tentazione di distendersi sui tuoi tavoli a guardare il soffitto. Impossibile non scottarsi le dita sulle lampade d'acciaio della tua Biblioteca, non provare un piacevole fastidio lasciando scivolare i polpastrelli sul bordo satinato di tutti i tuoi confini, non pensare che prima o poi quei tuoi vetri soffiati si sarebbero rotti sotto il peso del cielo blu-bambino di Torino. Ti ho camminata scalza una notte intera, per mappare il suono dei tuoi legni. Hai permesso che mi addormentassi troppe volte sul tuo divano rosso fuoco, con i piedi a penzoloni. Non hai nascosto nessuno dei miei segreti. Hai lasciato che mi allenassi a far finta di far finta di niente. Ed è cosí che piano piano sei diventata la mia Balena Bianca. Finché m'hai sputato fuori, tanto lontano da farmi perdere la bussola. E m'hai fatto zingara. Se ora avessi un bel gruzzolo di soldi dentro le tasche, ti comprerei per farti suonare ancora. Ma niente soldi, bella mia. Niente soldi. Solo un Grazie. Nessuna Scuola è stata mai tanto, così, "la mia".* *La Scuola Holden chiude le porte di Corso Dante 118 per traslocare in un'altra sede.
I primi studenti a frequentare la Scuola, siamo stati Noi.
5 Comments
Me
9/9/2013 11:48:01 pm
La foto Noi sul Tavolo è di Leopoldo Pescatore. L'altra di Noi sul prato del Parco del Valentino credo di ricordare che sia di un ragazzo chiamato Chicco qualchecosa. La foto dell'Orologio Holdeniano si trova in rete. La foto del cielo e de della bolla blu è di ieri, a Barcellona.
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Leop
9/14/2013 08:14:36 am
Sara bella,
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Me
9/14/2013 08:31:18 pm
Leo!!! Non credo di essere mai stata molto lontana a dire il vero :). Che bella quella foto Leo, ti ricordi? Grazie per quella foto! Ora te lo posso dire!!! Baci
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elisabetta trautteur
9/15/2013 05:51:10 am
ciaoooo! Che bella cosa che hai scritto!!!
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Me
9/15/2013 06:34:35 pm
Grazie Elisabetta :)
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MeNoteI like to take pictures most of all to people. If you're in one of these pictures and you don't want to be there, please write to me immediately. If you like the picture and you want to use it, please write to me too. I post sono scritti in itañolo e tradotti in spanigliano.
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